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mercoledì 5 febbraio 2014

I L S O G N O



 La Lanterna, il faro, di notte

Nei vecchi film americani, quelli con James Stewart e Henry Fonda, c’erano sempre dei libri, e buoni sentimenti, sogni e ideali. Era anche l’epoca dei telefilm “Star Trek” di Gene Roddenberry, che dopo la morte si è fatto sparare in orbita, forse per non restare su questa Terra. Era l’epoca di Isaac Asimov, e di James Lafferty, e di Eric Frank Russell. L’epoca della fantascienza. La gente sognava, e molti di quei sogni sono diventati realtà, dal computer di uso comune all’esplorazione almeno robotica degli altri pianeti del nostro Sistema Solare. Oggi, se per una volta fanno vedere la creazione di una libreria in una normale casa americana, la nascondono, e una donna vede un’intera parete a scaffali e la fa togliere senza neanche riconoscerla come libreria. I cartoni animati non hanno più idee, persino quelli che erano così carini, una volta, come i Puffi o Garfield. Sono di moda i polizieschi, con agenti-scienziati che non si chiedono mai un perché di tipo sociale e usano le loro macchine sofisticate dando l’idea di non capirne i principi di funzionamento. Fra una scuola troppo povera da una parte e i problemi economici dall’altra, la gente non sogna più, e (quando legge) preferisce l’horror o, al massimo, il fantasy, alla fantascienza. Ebbene, etsi omnes ego non, se anche tutti, non io: questa famosa frase di derivazione biblica è stato il motto del gruppo antinazista della Rosa Bianca. È anche il mio motto. Io rivendico il diritto di sognare, e non come frutto di vaneggiamenti autoconsola- tori, non come droga autoprodotta. 
Il sogno come sguardo consapevole e critico sulla realtà,
e persino come proposta di correttivi. Il fatto di non sognare la realtà immutabile o votata alla marcescenza è già rivoluzionario. L’arte è rivoluzionaria. Per questo ho scritto “Anomalia Genova”, un romanzo di anticipazione che si svolge nella mia città “dopo”, quando il mondo cerca di ricostruire tutto ciò che è andato distrutto a partire dalla crisi economica e di idee che il nostro mondo sta attraversando.
“Ste sperava solo che non si arrivasse a ripetere gli errori che avevano portato a una catastrofe che dapprima era stata economica, e poi aveva distrutto tutto. La Maestra diceva che era logico: chi è disperato può anche darsi fuoco davanti al centro del potere, ma chi vede in serio pericolo i propri figli… dà fuoco a qualcun altro. Tutto da capo, sì, ma fino a un certo punto, si diceva Ste. Bisognava studiare e capire cos’era successo, e come evitare di tornare a compiere gli stessi errori, spinti magari da qualcosa che gli uomini avevano in sé, quel qualcosa di oscuro che si era impossessato di lui durante il combattimento… “ (da “Anomalia Genova”, capitolo 2, “Canti di ninfe future).

martedì 4 febbraio 2014

A S S A S S I N A T I (da: L'ALBERGO DEL RAGNO- noir)




(Sangue?) Piano piano, per non far danno, Genny “la curiosa” sollevò un poco la moquette. Com’era immaginabile, il pavimento originale era bellissimo, in ceramica probabilmente di Albissola, con un disegno in rilievo tipo nido d’ape. Ed era irrimediabilmente rovinato. Le macchie brune erano grandi e numerose e, per portarle via, avevano soffregato probabilmente con polvere di pomice, con tanta forza e determinazione da creare addirittura dei solchi rotatori sul pavimento. Ed era stato tutto inutile. Le piastrelle antiche avevano assorbito il liquido a fondo.

«… E nella notte l’hanno massacrato» 
«Il sangue» mormorò Genny. Il commissario annuì, e continuò: «Il poveretto è stato torturato, si pensa per fargli dire dove fosse la collana, ma quel che è certo è che quel gioiello da regina non è più ricomparso, e la lite giudiziaria fra gli eredi Lagrange e i Lloyd’s di Londra è ancora in piedi adesso.