La Lanterna, il faro, di notte
Nei vecchi film
americani, quelli con James Stewart e Henry Fonda, c’erano sempre dei libri, e
buoni sentimenti, sogni e ideali. Era anche l’epoca dei telefilm “Star Trek” di Gene
Roddenberry, che dopo la morte si è fatto sparare in orbita, forse per non
restare su questa Terra. Era l’epoca di Isaac Asimov, e di James Lafferty, e di
Eric Frank Russell. L’epoca della fantascienza. La gente sognava, e molti di
quei sogni sono diventati realtà, dal computer di uso comune all’esplorazione
almeno robotica degli altri pianeti del nostro Sistema Solare. Oggi, se per una
volta fanno vedere la creazione di una libreria in una normale casa americana,
la nascondono, e una donna vede un’intera parete a scaffali e la fa togliere
senza neanche riconoscerla come libreria. I cartoni animati non hanno più idee,
persino quelli che erano così carini, una volta, come i Puffi o Garfield. Sono
di moda i polizieschi, con agenti-scienziati che non si chiedono mai un perché
di tipo sociale e usano le loro macchine sofisticate dando l’idea di non
capirne i principi di funzionamento. Fra una scuola troppo povera da una parte
e i problemi economici dall’altra, la gente non sogna più, e (quando legge)
preferisce l’horror o, al massimo, il fantasy, alla fantascienza. Ebbene, etsi omnes ego non, se anche tutti, non
io: questa famosa frase di derivazione biblica è stato il motto del gruppo
antinazista della Rosa Bianca. È anche il mio motto. Io rivendico il diritto di
sognare, e non come frutto di vaneggiamenti autoconsola- tori, non come droga
autoprodotta.
Il sogno come sguardo consapevole e critico
sulla realtà,
e persino come
proposta di correttivi. Il fatto di non sognare la realtà immutabile o votata
alla marcescenza è già rivoluzionario. L’arte è rivoluzionaria. Per questo ho scritto “Anomalia Genova”, un romanzo di anticipazione che si svolge nella mia
città “dopo”, quando il mondo cerca di ricostruire tutto ciò che è andato distrutto
a partire dalla crisi economica e di idee che il nostro mondo sta attraversando.
“Ste sperava solo
che non si arrivasse a ripetere gli errori che avevano portato a una catastrofe
che dapprima era stata economica, e poi aveva distrutto tutto. La Maestra
diceva che era logico: chi è disperato può anche darsi fuoco davanti al centro
del potere, ma chi vede in serio pericolo i propri figli… dà fuoco a qualcun
altro. Tutto da capo, sì, ma fino a un certo punto, si diceva Ste. Bisognava
studiare e capire cos’era successo, e come evitare di tornare a compiere gli
stessi errori, spinti magari da qualcosa che gli uomini avevano in sé, quel qualcosa
di oscuro che si era impossessato di lui durante il combattimento… “ (da “Anomalia
Genova”, capitolo 2, “Canti di ninfe future).
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