Il più bel Parco Romantico d'Europa:
Villa Pallavicini, a Genova Pegli
“La villa, splendido esempio di residenza dell'aristocrazia
genovese, è famosa per il parco che il Marchese Ignazio Pallavicini fece
progettare da Michele Canzio, scenografo del teatro Carlo Felice. I lavori -
realizzati tra il 1840 e il 1846 - portarono alla realizzazione di un'opera
considerata oggi tra le più alte espressioni di giardino romantico
ottocentesco: un parco con un preciso impianto scenico, studiato proprio come
un'opera teatrale in tre atti, con un prologo introduttivo e un epilogo ludico.
...” (FAI)
«Purtroppo non esistono più gli accompagnatori che Canzio
aveva previsto per aiutare lo spettatore a spostarsi dall’una all’altra delle
scene teatrali, ma io farò quello che posso... Vedrete: sembra di vedere i
quadri dei pittori romantici, finte rovine, tombe abbandonate… Nel palazzo ai
piedi della salita, là, dietro quel piccolo giardino, c’è il Museo Archeologico
Ligure. Varrebbe la pena di vederlo, ma sarà per un’altra volta, e poi, come
dire, non è “in tema”. Guardate: la vegetazione del Viale Gotico è come un sipario, attraverso la “selva oscura”
nella quale il visitatore sente di aver smarrita la “diritta via!»
(…) un bellissimo edificio neogotico apparve all’improvviso
tra le fronde dei lecci, strappando alla compagnia un sospiro di beatitudine.
Era splendido. Le statue di Leda, Pomona, Ebe e Flora li accolsero come una
compagnia di teatranti che attendesse proprio loro. Passarono lungo il
corridoio ad archi che attraversava la Coffee-House per portarli nel viale. (…)
Poi, furono nel Viale Classico, con la sua aria di agiatezza urbana. In fondo,
si vedeva addirittura un piccolo ma imponente arco di trionfo. (…) Dopo poco, un vero, piccolo parco giochi li
fece sorridere come bambini: c’era addirittura una piccola ruota panoramica,
con le antiche ruote dentate fuse a mano. Tilde intervenne: «Una volta c’era
anche una giostra, qui, con cavalli per gli uomini e carrozzelle per le signore!
Il meccanismo e il poveraccio che lo azionava erano nascosti in una buca, con
un cespuglio davanti… Peccato che questi giochi siano così degradati!». C’erano
anche, appena più in là, un laghetto ombreggiato da una grande magnolia, con
una cascatella e addirittura una piccola barca e un ponticello in legno, poi
l'Edicola della Madonna, la Capanna Svizzera, e finalmente il Castello. (…)
Il
tempietto a Diana sorgeva dall’acqua come fosse stato trainato dai tritoni che
lo precedevano sui propri basamenti, e poco più in là due aerei ponticelli
cinesi partivano da un tempio nello stesso stile, chiuso e segreto quanto
quello di Diana era aperto e luminoso. Sull’acqua si muovevano maestosi i
cigni, attorniati da un’infinità di uccelli acquatici più piccoli che parevano
seguirli come paggi compiacenti, a rispettosa distanza.
(anche in questo Parco, come a Palazzo Reale, c'è un risseu genovese, ma letto alla francese, di ciottoli binachi e ciottoli neri, giusti per segnare come gli antichi Romani i giorni di questa inusitata vacanza)
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