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lunedì 21 luglio 2014

Gita a VIlla Pallavicini (da "L'Albergo del Ragno", di Laila Cresta, Arduino Sacco Editore)




Il più bel Parco Romantico d'Europa: 
Villa Pallavicini, a Genova Pegli


“La villa, splendido esempio di residenza dell'aristocrazia genovese, è famosa per il parco che il Marchese Ignazio Pallavicini fece progettare da Michele Canzio, scenografo del teatro Carlo Felice. I lavori - realizzati tra il 1840 e il 1846 - portarono alla realizzazione di un'opera considerata oggi tra le più alte espressioni di giardino romantico ottocentesco: un parco con un preciso impianto scenico, studiato proprio come un'opera teatrale in tre atti, con un prologo introduttivo e un epilogo ludico. ...” (FAI)
«Purtroppo non esistono più gli accompagnatori che Canzio aveva previsto per aiutare lo spettatore a spostarsi dall’una all’altra delle scene teatrali, ma io farò quello che posso... Vedrete: sembra di vedere i quadri dei pittori romantici, finte rovine, tombe abbandonate… Nel palazzo ai piedi della salita, là, dietro quel piccolo giardino, c’è il Museo Archeologico Ligure. Varrebbe la pena di vederlo, ma sarà per un’altra volta, e poi, come dire, non è “in tema”. Guardate: la vegetazione del Viale Gotico è  come un sipario, attraverso la “selva oscura” nella quale il visitatore sente di aver smarrita la “diritta via!» 

(…) un bellissimo edificio neogotico apparve all’improvviso tra le fronde dei lecci, strappando alla compagnia un sospiro di beatitudine. Era splendido. Le statue di Leda, Pomona, Ebe e Flora li accolsero come una compagnia di teatranti che attendesse proprio loro. Passarono lungo il corridoio ad archi che attraversava la Coffee-House per portarli nel viale. (…) Poi, furono nel Viale Classico, con la sua aria di agiatezza urbana. In fondo, si vedeva addirittura un piccolo ma imponente arco di trionfo. (…)  Dopo poco, un vero, piccolo parco giochi li fece sorridere come bambini: c’era addirittura una piccola ruota panoramica, con le antiche ruote dentate fuse a mano. Tilde intervenne: «Una volta c’era anche una giostra, qui, con cavalli per gli uomini e carrozzelle per le signore! Il meccanismo e il poveraccio che lo azionava erano nascosti in una buca, con un cespuglio davanti… Peccato che questi giochi siano così degradati!». C’erano anche, appena più in là, un laghetto ombreggiato da una grande magnolia, con una cascatella e addirittura una piccola barca e un ponticello in legno, poi l'Edicola della Madonna, la Capanna Svizzera, e finalmente il Castello. (…)


Il tempietto a Diana sorgeva dall’acqua come fosse stato trainato dai tritoni che lo precedevano sui propri basamenti, e poco più in là due aerei ponticelli cinesi partivano da un tempio nello stesso stile, chiuso e segreto quanto quello di Diana era aperto e luminoso. Sull’acqua si muovevano maestosi i cigni, attorniati da un’infinità di uccelli acquatici più piccoli che parevano seguirli come paggi compiacenti, a rispettosa distanza.
(anche in questo Parco, come a Palazzo Reale, c'è un risseu genovese, ma letto alla francese, di ciottoli binachi e ciottoli neri, giusti per segnare come gli antichi Romani i giorni di questa inusitata vacanza)








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