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giovedì 12 marzo 2020

DALLA DOTT.SA GRIMALDI ANCORA SU "MIRANDA"


Laila Cresta, Per amare Miranda. Storia Rinascimentale di passione e gelosia (1483), Milano, Delos Digital, 2020

Il romanzo di Laila Cresta, Per amare Miranda, potrebbe sembrare un romanzo d'amore come tanti, quando, in realtà, si tratta di un'opera piuttosto complessa il cui intreccio risulta assai più ricco e complesso della fabula che l'Autrice ci narra con grande slancio, arrivando a comporre una vera  e propria sinfonia dell'amore sponsale. Tuttavia, la storia  d'amore tra Enrico Maria Alberti e Miranda Del Grotto, entrambi giovani, belli e virtuosi, ha la funzione di introdurci nell'ambiente colto, raffinato e  disinvolto della Corte Estense. Ciò appare in tutta la sua perspicuità, nel momento in cui la Cresta si diletta a intrattenerci nella descrizione della  cerimonia nuziale di Enrico e Miranda, o in quella di una festa primaverile, ove, ad allietare i partecipanti, vi erano persino dei candidi agnellini sparsi qua e là per il giardino, ma particolarmente nei rapidi ed efficaci accenni alle letture e agli studi dei personaggi del suo romanzo. E non è certo un caso, che l'apertura del romanzo si svolga proprio nello studio di Enrico, maestro nelle armi, certo, ma anche giovane colto e in confidenza con i classici latini. Proprio le caratteristiche di Enrico, valente cavaliere, leale e onesto, habitué dei letti delle dame più affascinanti e in vista, ma che porta nel profondo del cuore una passione profonda e tenace per Miranda, promessa sposa al cugino Alberto, ci guidano nella lettura di un romanzo cortese, nel cui centro campeggiano le figure dell'eroe e dell'amata, talmente “pura” da non avere il senso del peccato. L'amore di Enrico e Miranda, che illumina l'intera vicenda, da un lato primeggia su tutto, dall'altro svolge la funzione di esaltare tutti gli altri elementi propri del romanzo cortese: il senso dell'avventura e dell'onore, la fedeltà al sovrano, elementi che, in questo caso, si accompagnano alla celebrazione della corte estense, uno dei principali centri della cultura umanistica, in cui, tra l'altro, si apprezzavano molto i temi e i personaggi dei romanzi cortesi.

Per tutto questo, Matteo Maria Boiardo, amico di Enrico e sincero estimatore della purezza di Miranda, appare quasi essere il vero protagonista del romanzo, sia per taluni fatti biografici sparsi nel romanzo con sapiente noncuranza dall'Autrice -mi riferisco al veneficio e alle esondazione del fiume-, sia per la sua attività poetica che culminò con l'Amorum libri tres e l'Orlando innamorato. Nella prima, Boiardo parla della gioia e del dolore, dell'avvilimento e dell'elevazione spirituale che sempre vanno insieme all'amore; nel poema dell'Orlando innamorato, invece, cercando di interpretare con  sensibilità umanistica i valori e gli ideali della civiltà feudale, oramai tramontata, arrivò a cantare un amore al di là del tempo. Così, l'amore di Miranda ed Enrico, i loro sospiri, i loro dubbi, la loro passione sembrano venuti fuori dalla penna del Boiardo che, seduto nello studio tra i suoi libri e guardando dalla finestra le dolci linee del paesaggio di Scandiano, concepì la storia di due ragazzini innamorati, che si erano vicendevolmente aspettati per vivere un amore esclusivo e totalizzante e, poi, vide una ragazza viva, pulita, libera. Vide Miranda, l'anima della storia che aveva in mente, e le donò una personalità ben definita e varia: tenera e appassionata, dolce  e seducente, forte e determinata. Soprattutto, libera come l'aria. Per questo, l'amore che Miranda suscita in Enrico non è affatto un amore contemplativo, bensì potente e disperato. È un amore immenso che, obbedendo solo a sé stesso, lo fa perdere e lo conduce a pronunciare sospirando i versi scritti dall'amico poeta per la bella Antonia Caprara Sola non cura il mio tristo languire,/ e sola il mio può curar; che solo a lei / il mio viver è in mano e il mio morire.

Miranda, così lontana dall' “angelo” del dolce Stilnovo o dalla Laura del Petrarca, è sì una donna moderna, ma al tempo stesso è la custode dell'enorme mistero dell'innocenza che, forse, per la poetessa Laila Cresta coincide con la bellezza della poesia:

“Quando Enrico arrivò trovò la moglie vicino ai Boiardo. Aveva lo sguardo sognante, e le labbra socchiuse. Sembrava una bimba incantata da una fiaba. La sua Miranda! Pareva così innocente, in quel momento... ma cos'era mai l'innocenza, si chiese Enrico, se una donna poteva avere l'aria innocente anche dopo essersi abbandonata a mille giochi d'amore?”

Concludo, raccomandando la lettura di questo romanzo, piacevole e cospicuo dal punto di vista dei contenuti, e invito il lettore a godere pienamente dell'eleganza stilistica di quest'Autrice che ci ha donato un altro dei suoi lavori di fine cesello letterario.
Antonella Grimaldi

1 commento:

  1. Romanzo molto bello e coinvolgente, già dopo poche righe sembra di essere catapultati all'interno della storia. Consigliato. 👍🏻

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